Anche la seconda edizione (la prima a maggio 2020) della ricerca di Milano-Bicocca “Bambini e lockdown, la parola ai genitori” è stata condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP Lombardia- Marina Picca, Presidente e coordinatrice scientifica del progetto per i pediatri) con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca (Paolo Ferri e Chiara Bove docenti del Dipartimento di Scienze umane per la formazione) e della spin off dell’Università di Milano-Bicocca “Bambini Bicocca” (Susanna Mantovani, coordinatrice scientifica).
I ricercatori hanno riproposto a maggio 2021 alle oltre 3.000 famiglie interessate dalla prima indagine, i due questionari online parzialmente differenziati a seconda delle età – bambini di età compresa tra 1-5 anni e bambini dai 6 ai 10 anni – allo scopo di conoscere l’evoluzione del vissuto dei genitori e dei bambini nei mesi successivi al primo lockdown (da settembre 2020 a maggio 2021).
Il 93% dei rispondenti sono madri con un titolo di studio medio alto con bambini di queste fasce d’età residenti a Milano città e in tutte le province della Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia Covid-19.
Il digitale si è dimostrato un aspetto sempre più rilevante nella vita dei bambini: il 58,4% dei bambini 6-10 anni possiede un apparato personale, in netto aumento rispetto al primo lockdown (23,5%).
Anche l’età si abbassa: avevano un cellulare il 9,2% dei bambini dagli 1 ai 5 anni, ora lo possiede il 14,5%.
Ne è diretta conseguenza un forte aumento di utilizzo anche fuori dall’uso didattico, in particolare per i bambini 6-10 anni: 52,5%.
A questo proposito, sottolineano i ricercatori, non pare nemmeno riscontrarsi l’effetto “stanchezza da digitale”, anzi è forse ipotizzabile una sorta di assuefazione all’utilizzo dello strumento digitale, che non viene più percepito come un qualcosa di “speciale” e occasionale ma diviene l’interfaccia con cui si fa esperienza della vita, dall’apprendimento allo svago.
«Il digitale, con la pandemia – afferma Paolo Ferri – è divenuto un elemento sempre più presente nella vita dei bambini. Le famiglie lo percepiscono come un elemento “naturale” del loro mondo. Non si può tornare indietro o imporre divieti. Si tratta, invece, di formare i genitori, gli insegnanti e i bambini ad un uso consapevole, critico e creativo dello smartphone. Va, infatti, evitato che lo smartphone si trasformi in una “baby sitter” o peggio in un “dispenser” di stili di vita standardizzati e di prodotti commerciali! Un compito sfidante e complesso per i genitori e per tutti coloro che si occupano professionalmente di bambini»
È disponibile il rapporto completo.
Fonte: Università Milano Bicocca