Londra, 22 luglio 2013
Grazie alla NSPCC (società nazionale per la prevenzione della crudeltà verso i bambini) per avermi invitato oggi e grazie per tutto il lavoro incredibile che fate per i bambini della Gran Bretagna.
Oggi ho intenzione di inoltrarmi in un terreno sul quale la nostra società può avere difficoltà a confrontarsi. È francamente difficile per i politici parlare di questi temi ma credo che abbiamo bisogno di affrontarli con la massima urgenza.
Voglio parlare di Internet, dell’impatto che sta avendo sull’innocenza dei nostri bambini, di come la pornografia on-line sta corrodendo l’infanzia e di come, negli angoli più bui di Internet, ci sono cose che accadono che costituiscono un pericolo immediato per i nostri figli di cui dobbiamo sbarazzarci. Ora, io non sto facendo questo discorso perché voglio moralizzare o essere allarmista, ma perché sono profondamente convinto, come politico e come papà, che è giunto il momento di agire. Il tema è, molto semplicemente, come proteggiamo i nostri figli e la loro innocenza.
Ora, permettetemi di essere molto chiaro fin dall’inizio: Internet ha trasformato la nostra vita in meglio. Aiuta a liberare coloro che sono oppressi, permette alle persone di dire la verità a chi è al potere, porta l’istruzione a coloro ai quali è stata precedentemente negata, aggiunge miliardi alla nostra economia, è una delle invenzioni più importanti e incisive nella storia umana.
Ma a causa di questo, a Internet può talvolta essere attribuito uno status speciale quando se ne parla. Infatti Internet può essere vista come al di sopra dei dibattiti su come le persone dovrebbero accedere o che cosa dovrebbe essere disponibile in rete: si considerano queste discussioni come ingenue o arretrate. A volte le persone percepiscono che si sta dicendo loro: Internet senza regole è un fatto della vita moderna; ogni ricaduta negativa è solo un danno collaterale e ogni tentativo di legiferare su ciò che accade su Internet equivale a legiferare sulle maree .
E le preoccupazioni di varie persone, soprattutto genitori, che sono contro questo modo di pensare, vengono snobbate. Viene detto loro che Internet è troppo grande per farci qualcosa: è troppo grande per poterlo cambiare. Ma per me, le domande su Internet e sul suo impatto sono troppo grandi per essere ignorate. Internet non è solo il luogo dove compriamo, vendiamo e socializziamo: è dove i crimini accadono; è dove la gente può farsi male; è dove i bambini e i giovani imparano a conoscere il mondo, gli altri e se stessi.
Il fatto è che la crescita di Internet come spazio non regolamentato ha lanciato due grandi sfide sulla protezione dei nostri figli. La prima sfida è criminale ed è la proliferazione e l’accessibilità delle immagini pedopornografiche su Internet. La seconda sfida è culturale: il fatto che molti bambini in età molto precoce vedono pornografia on-line e altro materiale dannoso e che questa pornografia è così estrema da distorcere la loro visione del sesso e delle relazioni umane.
Ora, voglio essere chiaro, le due sfide sono molto distinte e molto diverse. In una si parla di materiale illegale, nell’altra si tratta di materiale legale che viene visto da minorenni. Ma entrambe le sfide hanno qualcosa in comune: riguardano la nostra carenza di azione collettiva su Internet che ha portato a conseguenze dannose e, in alcuni casi, veramente terribili per i bambini.
Ora, naturalmente, un Internet libero e aperto è di vitale importanza. Ma in nessun altro mercato e in nessun altro settore abbiamo un approccio così straordinariamente superficiale quando si tratta di proteggere i nostri figli. I bambini non possono entrare nei negozi o al cinema e comprare cose riservate agli adulti o avere esperienze per adulti: giustamente regolamentiamo per proteggerli. Ma quando si tratta di Internet, nel bilanciamento tra libertà e responsabilità abbiamo trascurato la nostra responsabilità verso i figli.
La mia tesi è che Internet non è marginale rispetto alla vita reale o una fuga dalla vita reale: è la vita reale. Ha un impatto sui bambini che vedono cose che li danneggiano, sulle immagini vigliacche di abusi che inquinano le menti e sono causa di crimini, sui valori che sono alla base della nostra società. Quindi dobbiamo essere più attivi, più consapevoli, più responsabili riguardo a ciò che accade online. E quando dico noi intendo noi collettivamente: i governi, i genitori, i fornitori di connettività Internet e i portali, gli educatori e le organizzazioni di beneficenza. Dobbiamo lavorare insieme su entrambe le sfide che ho enunciato.
Quindi vorrei iniziare con la sfida penale, cioè la proliferazione di immagini pedopornografiche online. Ovviamente abbiamo bisogno di affrontare questo problema in ogni sua fase, dal luogo in cui è ospitato, come è trasmesso, visualizzato o scaricato. E dico esplicitamente che lo Stato ha un ruolo fondamentale da svolgere in questo campo.
La polizia e il CEOP, che è il Child Exploitation and Online Protection Center (Centro di protezione dei bambini dallo sfruttamento e dai rischi della rete), stanno già facendo un buon lavoro nel reprimere il caricamento e la conservazione di questo materiale nel Regno Unito. Infatti insieme hanno tagliato la quantità totale conosciuta di contenuti pedopornografici ospitati nel Regno Unito dal 18% del totale mondiale nel 1996, a meno dell’1% oggi. Stanno anche lavorando bene nel contrastare sia il cosiddetto Internet nascosto, dove le persone possono condividere file illegali, sia le condivisioni private di immagini attraverso siti di foto o reti lontane dall’Internet generalista.
Quando CEOP diventerò una parte dell’Agenzia nazionale contro il crimine, aumenterà ulteriormente la sua capacità di indagare sui sistemi a pagamento, gettare una luce sull’Internet nascosto e perseguire e condannare coloro che lo usano in modo criminoso. Quindi dobbiamo dare un messaggio chiaro ai malviventi che pensano il contrario: non c’è un luogo sicuro su Internet per accedere a materiale pedopornografico.
Ma il governo deve fare di più. Abbiamo bisogno di dare al CEOP e alla polizia ha tutti i poteri di cui hanno bisogno per tenere il passo con la natura mutevole di Internet. E oggi posso annunciare che dal prossimo anno ci sarà anche il collegamento tra i database attualmente frammentati presenti in tutti i corpi di polizia per ottenere un singolo, sicuro database di immagini illegali di bambini. Questo aiuterà la polizia in diverse parti del Paese a lavorare insieme in modo più efficace per chiudere la rete dei pedofili. Ciò consentirà anche all’industria di utilizzare le impronte digitali delle immagini del database per eseguire la scansione in modo preventivo per bloccare ed eliminare quelle immagini ovunque si trovino. Senza questa unificazione, ci sono diversi corpi di polizia con diversi database: è necessaria invece una lista di impronte digitali di immagini e di URL in un unico posto accessibile a chiunque.
Ora, l’industria ha accettato di fare esattamente questo, perché questo non è solo un lavoro del governo. I fornitori di servizi Internet e i motori di ricerca hanno un ruolo vitale da svolgere e abbiamo già raggiunto una serie di importanti accordi con loro. Un nuovo gruppo di lavoro congiunto UK-USA si sta formando per guidare un’alleanza globale con i grandi attori del settore per stroncare queste ignobili immagini. Ho chiesto a Joanna Shields, amministratrice di Tech City e nostra ambasciatrice commerciale per il mondo industriale digitale, che è qui oggi, di dirigere gli accordi di questo gruppo di lavoro con le industrie del settore. E lei lavorerà sia con il Regno Unito e il governo degli Stati Uniti che con le forze dell’ordine al fine di massimizzare i nostri sforzi internazionali.
Qui in Gran Bretagna, Google, Microsoft e Yahoo sono già attivamente impegnati in una grande campagna per scoraggiare le persone che sono alla ricerca di immagini pedopornografiche. Non posso entrare nei dettagli di questa campagna, perché questo potrebbe compromettere la sua efficacia, ma posso dirvi che è robusta, potente, ed è un grande deterrente per le persone che sono alla ricerca di queste immagini.
Ora, dove sono segnalate immagini di questo tipo, esse sono immediatamente aggiunte a una lista e sono bloccate dai motori di ricerca e dai fornitori di servizi Internet in modo che nessuno possa accedere a tali siti. Appena messi al corrente dell’esistenza di immagini illegali e dei loro indirizzi Internet, questi motori di ricerca agiscono anche per bloccarli.
Ma qui per me è il problema. Il compito di identificare effettivamente queste immagini spetta a una piccola istituzione chiamata Internet Watch Foundation. Ora questa è una organizzazione leader nel mondo, ma si basa quasi interamente su volontari che segnalano cosa hanno visto online.
Quindi i motori di ricerca stessi hanno un comportamento puramente reattivo. Quando gli si chiede di bloccare qualcosa, lo fanno, altrimenti non fanno nulla. E se un’immagine illegale non è stata segnalata, essa appare ancora come risultato delle ricerche. In altre parole, i motori di ricerca non stanno facendo abbastanza per assumersi le proprie responsabilità. In realtà, in questo specifico settore, negano effettivamente di avere responsabilità.
E questa situazione continua sulla base di un argomento tecnico. Si sostiene questo: il motore di ricerca non deve essere coinvolto nello scoprire dove sono queste immagini, perché i motori di ricerca sono solo il tubo che trasporta le immagini e se si ritenessero responsabili sarebbe un po’ come attribuire alle Poste la responsabilità dell’invio di oggetti illegali in pacchetti anonimi. Ma questa analogia non è corretta, perché il motore di ricerca non si limita a fornire il materiale che la gente vede: aiuta a identificarlo.
Aziende come Google devono il loro successo economico alla raccolta e alla categorizzazione dei contenuti web, in modo che scrivendo solo poche lettere ognuno possa trovare ciò che cerca estraendolo da una quantità inimmaginabile di informazioni. Questo è ciò che fanno. Vendono poi spazi pubblicitari per le aziende, sulla base dei contesti di ricerca. Quindi, se dovessi tornare all’analogia con le Poste, sarebbe come se nell’ufficio postale si aiutasse la gente innanzitutto a trovare e poi richiedere il materiale illegale, e poi lo si spedisse loro: in questo caso l’ufficio postale dovrebbe essere ritenuto responsabile di queste azioni.
Quindi, molto semplicemente, abbiamo bisogno che i motori di ricerca affrontino sul serio questo problema. Abbiamo bisogno di un contesto nel quale non sia possibile avere persone che cercano immagini pedo-pornografiche e siano aiutate a farlo. Se le persone cercano queste cose, non solo devono essere bloccate, ma devono ottenere semplici e chiari avvisi che stanno cercando di fare qualcosa di illegale. Ci deve essere molta più responsabilità dei motori di ricerca nell’aiutare a trovare questi siti e bloccarli.
Su tutte queste cose, lasciate che vi dica quello che abbiamo già fatto e quello che abbiamo intenzione di fare. Ciò che abbiamo già fatto è stato insistere che chiare, semplici pagine di avvertimento siano disegnate e posizionate ovunque siano stati identificati siti pedofili: questi sono rimossi e chi ci arriva riceve in risposta l’avviso che quella pagina conteneva immagini illegali. Queste pagine di avviso sono su Internet da oggi e questo, credo, è un passo in avanti fondamentale. Ma abbiamo bisogno di andare oltre.
Queste pagine di avviso dovrebbero anche dire a chi apre questi siti che, se continuano ad aprirli, dovranno affrontare conseguenze come perdere il proprio lavoro, la propria famiglia o anche i propri figli. È importante che siano indirizzati verso l’associazione Stop it Now! che può aiutare, anonimamente e in totale sicurezza, le persone a cambiare il proprio comportamento.
Riguardo a chi cerca queste immagini, ci sono alcune ricerche per le quali si dovrebbero dare alternative che portino a siti legali. Lasciate che vi faccia un esempio. Se qualcuno cerca ‘bambino’ e ‘sesso’ dovrebbe ottenere un elenco di opzioni: Vuoi dire educazione sessuale dei bambini? Vuoi dire identità di genere dei bambini? Ciò che non deve ottenere è una lista di percorsi di immagini illegali che non sono ancora stati identificati dal CEOP o segnalati dalla Internet Watch Foundation.
Poi c’è un altro tema. Ci sono alcune ricerche così ripugnanti per le quali non c’è alcun dubbio riguardo alla volontà malata e cattiva di chi cerca – parole che non posso pronunciare oggi di fronte a voi con le telecamere qui, ma che si possono immaginare – dove è assolutamente evidente che la persona alla tastiera è alla ricerca di rivoltanti immagini pedopornografiche. In questi casi, non si dovrebbe ottenere nessun risultato. In parole povere, ci deve essere un elenco di termini – una lista nera – che non producono nessun risultato.
Quindi ho un messaggio molto chiaro per Google, Bing, Yahoo! e gli altri: avete il dovere di agire su questo tema, ed è un dovere morale. Semplicemente non accetto la tesi che alcune di queste aziende hanno usato per dire che queste ricerche dovrebbero essere permesse per rispettare la libertà di espressione.
Venerdì scorso, mi sono seduto con i genitori di Tia Sharp e April Jones. Vogliono sentire che tutte le persone coinvolte stanno facendo tutto il possibile per svolgere appieno il loro ruolo nel contribuire a liberare Internet dal materiale pedopornografico. Così ho chiesto per ottobre a Downing Street un rapporto sui progressi fatti dai motori di ricerca.
E la domanda che abbiamo fatto è chiara. Se CEOP vi dà una lista nera di termini di ricerca su Internet, vi impegnerete a bloccare qualsiasi risultato di queste ricerche? Se la risposta è sì, bene. Se la risposta è no e il progresso è lento o inesistente, vi posso dire che stiamo già studiando opzioni legislative in modo da forzare l’azione in questo campo.
Ho un ulteriore messaggio per i motori di ricerca. Se ci sono ostacoli tecnici per agire su questo tema, non basta dire che non si può fare nulla: dovete usare i vostri grandi cervelli per superarli. Siete le persone che hanno trovato il modo di mappare dallo spazio quasi ogni centimetro della Terra. Avete progettato algoritmi per dare un senso a immense quantità di informazioni. Siete le persone che affermano con orgoglio di realizzare l’impossibile.
Organizzate hackathons (gare di programmazione) per risolvere problemi su Internet ritenuti insolubili. Bene, allora organizzate un hackathon per la sicurezza dei bambini. Mettete i vostri cervelli più bravi a lavorare su questo. Voi non siete separati dalla nostra società, siete parte della nostra società e dovete giocare un ruolo di responsabilità all’interno di esso. Stiamo semplicemente parlando di cancellare questo materiale disgustoso dalla rete, e dovremmo fare tutto il necessario.
Quindi è così che stiamo affrontando la sfida criminale. La sfida culturale è il fatto che molti bambini, a un’età sempre più piccola, guardano pornografia online e trovano altro materiale dannoso online. Ora i giovani sono sempre stato curiosi di pornografia, che hanno sempre cercato.
Ma capitava che la società poteva proteggere i bambini facendo rispettare limiti di età: c’era un’età minima per l’acquisto di riviste in edicola, c’erano fasce protette in TV o bollini e classificazioni per film e DVD. Ma l’esplosione della pornografia su Internet e l’esplosione di Internet nella vita dei nostri figli ha cambiato tutto questo profondamente. È molto più difficile ora far rispettare limiti di età. È molto più difficile ora per i genitori sapere cosa sta succedendo. E come società abbiamo bisogno di essere chiari e onesti su ciò che sta accadendo.
Per molti bambini, guardare pornografia hard sta diventando un rito di iniziazione. Nelle scuole del nostro Paese, dalla periferia al centro della città, ci sono giovani che pensano sia normale inviare materiale pornografico come preludio a un appuntamento personale nello stesso modo in cui una volta si mandava in classe un biglietto con un appunto.
Oltre un terzo dei bambini ha ricevuto un SMS o un e-mail sessualmente esplicito. In un recente sondaggio, un quarto dei bambini ha detto di aver visto pornografia che li ha sconvolti. Questo sta accadendo, e sta accadendo davanti a noi adulti. E l’effetto che può avere può essere devastante. Effettivamente i nostri bambini crescono troppo in fretta. Maturano idee distorte sul sesso e sono messi sotto pressione in un modo mai visto prima: come padre io sono estremamente preoccupato per questo.
Ora c’è qualcuno che potrebbe dire: “Bene, va bene per Lei avere un’opinione da genitore, ma non come primo ministro. Questo è un problema per i genitori non per lo Stato”. Ma a mio modo di vedere, vi è un contratto tra i genitori e lo Stato. I genitori dicono: “Guardate, noi faremo del nostro meglio per far crescere correttamente i nostri figli e lo Stato dovrebbe accettare di stare dalla nostra parte, per rendere questo nostro lavoro un po’ più facile e non un po’ più difficile”.
Ma quando si tratta di pornografia su Internet, i genitori sono stati troppo abbandonati. E io sono determinato a sistemare la cosa. Abbiamo tutti bisogno di lavorare insieme, sia per impedire ai bambini di accedere alla pornografia sia per educarli su come essere sicuri in rete. Si tratta sia di accesso che di educazione. E voglio dire brevemente che cosa stiamo facendo su entrambi i fronti.
In materia di accesso, le cose sono profondamente cambiate negli ultimi anni. Non molto tempo fa l’accesso a Internet era prevalentemente limitato al PC in un angolo del salotto al piano di sotto con un modem lento – tutti ricordiamo il cosiddetto World-Wide-Wait, l’attesa continua – nella casa dove i genitori potevano tenere d’occhio la situazione. Ma ora Internet è sugli smartphone, i computer portatili, i tablet, i computer, le console per giochi. E con connessioni ad alta velocità che rendono possibile lo scaricamento di film e lo streaming in tempo reale, i genitori hanno bisogno di molto, molto più aiuto per proteggere i loro figli su tutti questi fronti.
Quindi, sui telefoni cellulari, mi piace segnalare che tutti gli operatori abbiano deciso di mettere automaticamente i filtri di contenuti per adulti sui telefonini. E per disattivarli devi dimostrare che hai più di 18 anni. Gli operatori continueranno a perfezionare e migliorare quei filtri.
Sul Wi-Fi pubblico, di cui oltre il 90% è fornito da 6 società – O2, Virgin Media, Sky, Nomad, BT e Arquiva – sono lieto di affermare che abbiamo raggiunto un accordo con tutti loro affinché i filtri famiglia siano applicati sulle reti Wi-Fi pubbliche ovunque i bambini rischiano di essere presenti. Questo sarà fatto entro la fine del prossimo mese. E siamo pronti a introdurre un logo Wi-FI per famiglie che i negozi, gli alberghi, le aziende di trasporto possano utilizzare per mostrare che è disponibile una connessione Wi-Fi pubblica correttamente filtrata. Perciò penso che stiamo facendo passi avanti: questo è il modo in cui stiamo proteggendo i bambini fuori casa.
In casa, sulla rete privata di famiglia, è una questione più complicata. C’è stato un grande dibattito sul fatto che i filtri di Internet debbano essere preimpostati “attivi” – voglio dire con i filtri di contenuto per adulti sempre applicati in partenza – oppure no. Cerchiamo di essere chiari, questo non è mai stato un dibattito sulla censura di Internet da parte di imprese o governi, ma sui filtri per proteggere i bambini a livello di rete domestica.
Coloro che volevano l’impostazione “attiva” dicevano: “Non è un problema: basta avere il filtro preimpostato su ‘attivo’ e gli adulti possono disattivarlo quando vogliono; in questo modo siamo in grado di proteggere tutti i bambini sia se i loro genitori sono capaci di gestire la sicurezza di Internet sia se non lo sono”. Ma altri dicevano che la preimpostazione “attivo” sul filtro potrebbe creare un pericoloso senso di rassicurazione. Hanno detto che con i filtri preimpostati i genitori non si preoccuperebbero di stare attenti a ciò che i loro figli guardano, perché si sentirebbero rassicurati: penserebbero che l’intera faccenda sia totalmente risolta.
Ora, io dico che abbiamo bisogno di entrambe le cose: abbiamo bisogno di buoni filtri preimpostati attivi, disattivabili solo da un adulto, e abbiamo bisogno di genitori consapevoli e impegnati a impostare quei filtri. Quindi, questo è ciò su cui abbiamo lavorato duramente e ho nominato Claire Perry per prendersene carico, per il semplice motivo che lei è appassionata di questo problema, determinata a mettere le ultime pietre ed anche molto esperta. Lei ha lavorato con i quattro grandi fornitori di servizi Internet – TalkTalk, Virgin, Sky e BT – che insieme forniscono connessioni Internet a quasi 9 case su 10.
E oggi, dopo mesi di trattative, abbiamo convenuto di installare filtri di rete per le connessioni domestiche che sono il meglio di entrambi i punti di vista. Entro la fine di quest’anno, quando qualcuno attiverà una nuova connessione a banda larga, le impostazioni per l’installazione di filtri per famiglie saranno selezionate automaticamente: basterà cliccare su Avanti o Invio e i filtri saranno automaticamente attivati.
E, facendo davvero un grande passo in avanti, tutti i fornitori di connettività hanno adattato le loro tecnologie in modo che, appena installati i filtri, essi coprano qualsiasi dispositivo connesso al vostro Internet di casa, senza la seccatura di dover scaricare filtri per ogni dispositivo: basterà un solo clic per proteggersi. Un clic per proteggere la vostra intera casa e per salvaguardare i bambini.
Una volta installati questi filtri non dovrebbe essere possibile che bambini tecnicamente alfabetizzati possano disabilitarli con un clic del mouse, senza che nessuno se ne accorga: questo, se avete figli, è assolutamente vitale. Perciò abbiamo concordato con i fornitori che tali filtri possano essere modificati solo dal titolare del conto, che deve essere un adulto. Quindi un adulto deve essere impegnato nelle decisioni.
Ma, naturalmente, tutto questo riguarda soltanto i nuovi clienti, i nuovi accessi a banda larga, oppure quelli che cambiano fornitore di accesso o acquistano una connessione a Internet per la prima volta. Non riguarda l’enorme numero di clienti esistenti, quasi 19 milioni di famiglie: ora abbiamo bisogno di concentrarci su questi.
Seguendo il lavoro che abbiamo già fatto con i fornitori di connettività, questi ultimi hanno deciso di fare un grande passo: entro la fine del prossimo anno, avranno contattato tutti i loro clienti esistenti e presentato loro un’opzione obbligatoria su installare o non installare filtri di contenuto per famiglie. TalkTalk, che ha dimostrato di essere un battistrada su questo tema, ha già iniziato e sta già interpellando i suoi clienti esistenti.
Non stiamo prescrivendo come i fornitori di servizi Internet debbano contattare i propri clienti: spetta a loro trovare le proprie soluzioni tecnologiche. Ma comunque lo facciano, non ci sarà possibilità di rimandare questa decisione: non ci sarà un “Ricordamelo più tardi”, che porti a non prendere mai la decisione. E si farà in modo che sia un adulto a fare la scelta.
Ora, se gli adulti non vogliono questi filtri, è una loro decisione: ma per i tanti genitori che vogliono essere sollecitati o rammentati, ci sarà una segnalazione molto chiara su come attivare il filtro famiglia. Penso che questo sia un grande miglioramento su quello che avevamo prima e voglio ringraziare i fornitori di connettività perché hanno collaborato. Ma voglio essere chiaro: desidero che questa sia una priorità per tutti i fornitori di servizi Internet non solo ora, ma sempre.
È per questo che chiedo oggi anche alle piccole aziende del mercato di adottare questo approccio, e sto chiedendo anche ad Ofcom, l’autorità regolamentatrice del settore, di sorvegliare questo ambito, per giudicare e riferire regolarmente sulla qualità dell’applicazione di quando detto da parte dei fornitori di connettività. Se scoprono che non stiamo proteggendo efficacemente i bambini, non esiterò a prendere ulteriori provvedimenti.
Ma lasciatemi dire anche questo: so che ci sono un sacco di associazioni e altre organizzazioni che forniscono consulenza e supporto online su temi vitali per molti giovani. Dobbiamo fare in modo che i filtri non limitino, anche involontariamente, questi contenuti utili ed educativi . Perciò chiederò al Consiglio britannico per la sicurezza dei bambini su Internet di costituire un gruppo di lavoro al fine di garantire che ciò non accada, così come dialogare con i genitori sull’effettiva efficacia dei filtri che proponiamo.
Quindi, un fronte è far funzionare i filtri e un altro è l’educazione. Nel nuovo piano di studi nazionale, lanciato appena un paio di settimane fa, ci sono prescrizioni innovative sull’insegnamento ai bambini della sicurezza online. Questo non significa insegnare ai bambini la pornografia: significa un’educazione adeguata all’età su cosa si può trovare su Internet. Dobbiamo insegnare ai nostri figli non solo come navigare in rete in sicurezza, ma anche come comportarsi online, sui social media e al telefono con i loro amici.
E non solo i bambini hanno bisogno di essere educati: anche noi genitori. Le persone della mia generazione sono cresciute in un mondo completamente diverso; i nostri genitori ci controllavano in un mondo che potevano vedere. Il paesaggio digitale invece è ancora relativamente nuovo, un mondo di profili online e di password: parlando da genitore, credo che la maggior parte di noi abbia bisogno di aiuto per navigarci dentro.
Le aziende come Vodafone fanno già un buon lavoro per dare consigli ai genitori sulla sicurezza online; spendono milioni su questo tema, e oggi stanno lanciando l’ultima edizione della loro guida per genitori digitali. Pubblicheranno anche un milione di copie di un nuovo strumento didattico per i bambini più piccoli chiamato “I fatti digitali della vita”.
E sono lieto di annunciare qualcos’altro oggi: una nuova grande campagna nazionale, che sarà lanciata nel nuovo anno, sostenuta dai quattro principali fornitori di servizi Internet così come da altre aziende specializzate sui bambini, che parlerà direttamente con i genitori su come tenere i loro figli sicuri online e come parlare ai propri figli degli altri pericoli come il bullismo in rete e i messaggi a sfondo sessuale.
E il governo sta per fare la sua parte, perché mettiamo milioni di persone a interagire con il governo. Ho chiesto di utilizzare occasioni come il pagamento della tassa di circolazione o l’uso degli account Twitter o la futura registrazione per l’Universal Credit, per alimentare la campagna, per indurre i genitori a pensare ai filtri e a come possono garantire la sicurezza online dei loro figli. Si tratta di fare tutti quanti la nostra parte.
Perciò stiamo intervenendo su come i bambini accedono a questa roba, come vengono istruiti su di essa, e vi posso dire che oggi stiamo anche intervenendo sul contenuto che è online. Ci sono alcuni tipi di materiale pornografico che possono essere descritti solo come estremi: parlo in particolare di pornografia violenta e che raffigura simulazioni di stupro. Queste immagini finiscono per banalizzare la violenza sessuale contro le donne e sono semplicemente velenose per i giovani che le vedono.
La situazione giuridica è che, anche se da decenni è un reato pubblicare rappresentazioni pornografiche di stupro, la legislazione esistente non punisce il possesso di questo materiale, almeno in Inghilterra e Galles. Il possesso di tale materiale è già un reato in Scozia, ma a causa di una lacuna nella giustizia penale e nella legge sull’immigrazione del 2008 non è un reato a sud del confine. Ma posso dirvi oggi che stiamo cambiando: stiamo chiudendo la scappatoia, facendo in modo che sai un reato possedere pornografia su Internet che raffigura lo stupro.
E abbiamo intenzione di fare qualcos’altro affinché le stesse regole che si applicano offline siano applicate online. C’è pornografia estrema così negativa che non si può nemmeno comprare in un sex-shop con licenza: oggi posso annunciare che approveremo una legge per far sì che i video in streaming nel Regno Unito siano soggetti alle stesse regole di quelli venduti nei negozi. In parole povere: quello che non si può ottenere in un negozio, non si dovrebbe essere in grado di ottenerlo online.
Ora, tutto ciò di cui oggi ho parlato riporta a una sola cosa: il tipo di società che vogliamo essere. Voglio che la Gran Bretagna sia il posto migliore per far crescere una famiglia, un luogo dove i vostri figli siano al sicuro, dove ci sia sensibilità della differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e opportuni confini tra loro, un luogo dove i bambini possano essere bambini.
E tutte le azioni che stiamo intraprendendo oggi tornano a quella idea di base: proteggere i più vulnerabili nella nostra società, tutelare l’innocenza, proteggere l’infanzia stessa. Questo è ciò che è in gioco, e io farò di tutto per tenere i nostri figli al sicuro.
David Cameron, Primo Ministro U.K.
Traduzione dall’originale a cura di Michele Crudele