Il sexting degli adolescenti italiani
Più del 40% dei ragazzi italiani tra i 12 e i 17 anni invia o riceve attraverso Internet messaggi, immagini o video, con riferimenti sessuali espliciti e i genitori non lo sanno. Di recente Save the Children ha pubblicato un rapporto stilato dall’agenzia IPSOS in vista dell’edizione 2015 del Safer Internet Day Study con l’obiettivo di misurare i livelli di conoscenza dell’ambiente digitale da parte dei teenager italiani. Il sondaggio rileva che la stragrande maggioranza di loro è iscritto ai principali social network e li usa per tenersi in contatto con amici e conoscenti. Attraverso questi mezzi uno dei comportamenti più diffusi è quello di inviare (44%) e ricevere (40%) messaggi a sfondo sessuale. Un’altro comportamento, anche se relativamente meno diffuso, è quello di inviare video o immagini che li raffigurano «in modo sconveniente» ad un adulto (20%) talvolta per avere in cambio dei regali (19%). Contemporaneamente è diminuita la percezione dei pericoli sia online che offline: quelli più preoccupati dei rischi possibili (bullismo o molestie) sono i ragazzi tra i 12 e 13 anni (70% rispetto al 64% del totale intervistati). Generalmente sono le ragazze a sentirsi più a rischio di ricevere molestie e aggressioni da parte di adulti (42% rispetto al 36% del totale).
Quasi tutti i ragazzi usano Internet
Da una ricerca condotta nell’ambito del progetto europeo Net Children Go Mobile risulta che due ragazzi su tre tra i 9 e i 16 anni hanno accesso abituale a Internet e hanno un profilo nei social networks. Sembra quindi parzialmente inefficace la proibizione di creare profili di Facebook o di Whatsapp per età così basse.
Linee di orientamento del Ministero dell’Istruzione sul cyberbullismo
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha pubblicato un documento di indirizzo per le scuole per affrontare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, lanciando il nuovo portale dedicato www.generazioniconnesse.it e indicando a docenti e dirigenti scolastici quali sono gli strumenti per segnalare episodi negativi (a Telefono Azzurro) e materiali pericolosi in rete (a Save the Children). Introduce anche un piano di formazione per i docenti, soprattutto per quelli appena assunti.
Fonte della notizia:
MIUR: Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo [attenzione: il documento riporta il riferimento al sito ormai abbandonato Smonta il bullo: leggere con attenzione la storia di questa iniziativa]
Le famiglie non sanno educare al digitale
Il cyberbullismo è in aumento e rappresenta una vera e propria emergenza sociale. Gli ultimi dati resi noti dalla Polizia Postale evidenziano come si possa essere vittime di bullismo in rete già a nove anni. Un fenomeno che deve essere contrastato immediatamente agendo su un doppio binario: la prevenzione primaria da una parte, e la capacità di riconoscere e risolvere il cyberbullismo, quando in atto, dall’altra. Lo stesso discorso vale per le nuove dipendenze tecnologiche, come internet, smartphone e tablet. In entrambi i casi, protagonisti indiscussi sono i genitori che, insieme alle istituzioni scolastiche, giocano un ruolo primario nella battaglia contro i risvolti negativi che spesso porta con sé la rivoluzione digitale. Un ruolo che però sembra non essere ancora chiaro ai più. E’ quanto emerge dai primi dati raccolti all’interno dell’indagine del CSSCS che fa parte del più ampio progetto “Non lasciarmi solo”, rivolto ai genitori dei nativi digitali.
Lara Motta, esperta in comunicazione e Presidente della Commissione Nazionale sulla Comunicazione Pubblica e Sociale del CSSCS, afferma: “Qualsiasi genitore deve raggiungere la consapevolezza che rientra nei propri doveri fondamentali essere in grado controllare sistematicamente l’approccio dei figli verso le nuove tecnologie, di spiegare le insidie che nasconde la rete, le precauzioni da adottare e la condotta che devono e non devono tenere nel mondo virtuale. Esattamente come farebbero nella vita reale. Ma per ottenere questo risultato, e favorire una nuova mentalità negli adulti, bisogna attuare urgentemente un programma continuativo di comunicazione e di sensibilizzazione su scala nazionale che si rivolga direttamente ai genitori, seguito da una maggiore informazione e formazione, attraverso nozioni pratiche che possano essere facilmente attuabili anche da chi non possiede conoscenze informatiche pregresse”.
Campagna contro il gioco d’azzardo diffuso, a favore dei bar senza slot machines
Per sensibilizzare sui rischi sociali del gioco d’azzardo diffuso, sia nei bar che on line, le associazioni Slotmob e Non Azzardiamoci hanno organizzato nel IV Municipio di Roma il 100° slotmob, evento pubblico di incontro della popolazione, nel Bar Baccano e Bar Monaco, a Roma in Largo Beltramelli, sabato 23 maggio dalle 10. Nel pomeriggio, presso il Centro Culturale Gabriella Ferri, in via delle Cave di Pietralata 76, continuerà l’approfondimento con l’intervento di esperti. L’obiettivo è diffondere il sostegno ai bar che hanno rinunciato a installare macchine per il gioco d’azzardo.
Tra i giovani diminusce il gioco d’azzardo nelle sale ma aumenta in rete
Lo studio ESPAD Italia 2014, condotto dai ricercatori IFC CNR di Pisa ha coinvolto oltre 30mila studenti di 405 istituti scolastici superiori italiani. “La percentuale di studenti di 15-19 anni che giocano d’azzardo è passata dal 47% del 2009-2011 al 39% del 2014 e si è anche ridotta la quota di studenti-giocatori con un profilo definito a rischio o problematico. In termini numerici, sono stati oltre 900mila gli studenti che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nello scorso anno, mentre erano circa 1,1 milioni negli anni tra il 2009 ed il 2011. I giovani giocatori a rischio o problematici (sulla base del test Sogs-Ra) sono poco più di 170mila, il 7% di tutti gli studenti (il 4% a rischio e il 3% problematici), mentre fino al 2011 rappresentavano l’11% (rispettivamente il 7 e 4%)”. Secondo la responsabile dello studio, Sabrina Molinari, “sono risultati molto positivi da attribuire almeno in parte agli interventi di educazione al gioco e prevenzione della dipendenza da gioco portati avanti nelle scuole superiori. Gli istituti scolastici che hanno attuato interventi su questo specifico tema sono aumentati dal 4% del 2008 all’8% nel 2011 e al 16% nel 2014. Ed è ancora più importante come all’aumentare della prevenzione corrisponda una diminuzione dei giovani giocatori problematici e soprattutto a rischio, a vantaggio della quota di cosiddetti giocatori sociali per i quali il gioco non ha assunto tale valenza. Circa tre quarti dei giovani ha speso non più di 10 euro nel mese antecedente lo svolgimento dello studio, mentre il 18% ha speso tra gli 11 e i 50 euro e l’8% oltre 50 euro. Vanno per la maggiore bar/tabaccherie (44%), sale scommesse (29%): il 41% di tutti gli studenti italiani abita a meno di 5 minuti a piedi da un luogo dove è possibile giocare, così come il 37% frequenta una scuola altrettanto prossima. Ma ben il 35% gioca d’azzardo a casa propria o di amici e il 17% on-line: nel 2013, erano il 9%. Si deve prestare particolare attenzione a questa ultima modalità più a rischio: il gioco praticato in solitudine e in alcuni casi utilizzando un’identità falsa e una moneta virtuale, senza il controllo dei genitori, né vincoli di orario, di spazio o di tempo”.
Quanta pornografia vedono gli studenti minorenni?
Il Moige ha promosso l’indagine “I divieti trasgrediti dai nostri figli” curata da Anna Maria Giannini, ordinario di Psicologia dell’Università “Sapienza” di Roma relativamente ad alcol, fumo, giochi con vincite in denaro, pornografia, videogiochi 18+. Sintetizziamo i risultati riguardanti la pornografia.
I maschi delle scuole secondarie di secondo grado danno giudizi prevalentemente improntati a considerare per nulla (56,1%) o poco (25,6%) presenti i rischi nella visione di materiale pornografico. Le ragazze mostrano invece una generale maggiore percezione dei rischi potenziali.
I ragazzi intervistati dimostrano di sapere che il divieto per la visione di materiale considerato pornografico è per i minori di anni 18 (61,3% per gli studenti di primo grado e per il 66% fra gli studenti di secondo grado). Un numero abbastanza significativo ritiene che non esista un divieto ma soltanto una raccomandazione ad una visione per un pubblico adulto (27% degli studenti di primo grado e il 22% degli studenti di secondo grado).
Il 49% dei maschi delle scuole secondarie di primo grado dichiara di aver visto delle immagini con contenuti hard, mentre le ragazze sono il 15,8%. L’81,9% dei ragazzi delle scuole di secondo grado sostengono di aver visto immagini pornografiche, a fronte del 30,7% delle ragazze. Il consumo sembra orientarsi in percentuale maggiore prevalentemente verso una fruizione rara o occasionale, anche se più del 30% degli studenti, di entrambi i livelli scolastici, dichiara di aver guardato immagini pornografiche frequentemente. La fruizione avviene prevalentemente da soli o in compagnia di coetanei per entrambi i livelli scolastici. In percentuali modeste la visione è accompagnata da amici più grandi o addirittura da adulti. I ragazzi guardano le immagini pornografiche prevalentemente attraverso tablet e telefonini (45,9% degli studenti di primo grado e 34,8% degli studenti di secondo grado). Con percentuali abbastanza rilevanti gli studenti indicano anche la visione da casa attraverso un computer (26,6% degli studenti di primo grado e il 32,7% degli studenti di secondo grado). Le riviste cartacee oramai hanno un peso relativamente ridotto.
La visione di video e filmati pornografici tra i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado raggiunge il 58,6%, mentre è del 30,5% la percentuale tra i gli studenti di livello scolastico minore. Le ragazze dichiarano in percentuali decisamente maggiori di non aver visto mai un filmato con contenuto pornografico (l’85% delle studentesse di primo grado e il 70,4% di secondo grado), mentre soltanto il 17,8% dei ragazzi degli istituti secondari di secondo grado sostengono di non aver visto filmati hard e il 52,6% degli studenti di primo grado.
Tra coloro che hanno dichiarato di aver visto filmati pornografici in percentuali maggiori indicano che la visione è avvenuta attraverso tablet e telefonini (39,9% degli studenti di primo grado e 32,4% degli studenti di secondo grado) e con il proprio computer collegato ad internet (31,2% degli studenti di primo grado e 37,8% degli studenti di secondo grado).
In percentuali decisamente modeste gli studenti sostengono di aver acquistato materiale pornografico. In dettaglio hanno acquistato poco (rispettivamente per il 3,8% e il 6,6% degli studenti di primo e secondo grado), spesso (lo 0,8% degli studenti di primo grado e l’1,6% di secondo grado), e molto spesso (l’1,2% e il 2,3%, rispettivamente per gli studenti di primo e secondo grado). Emerge pertanto una disparità tra il consumo, spesso conseguito in modo gratuito in particolare attraverso Internet, e l’acquisto.
I fattori di rischio, che facilitano i comportamenti di consumo del materiale pornografico, sono l’approvazione da parte del gruppo dei pari della visione di materiale hard, l’insistenza da parte degli amici nel vedere materiale licenzioso, il tempo trascorso con gli amici, l’approvazione o la mancata disapprovazione da parte dei genitori rispetto alla visione di materiale pornografico, e la flessibilità familiare, intesa come la presenza di ruoli non ben definiti all’interno del contesto familiare e regole cedevoli.
Convegno sulla proposta di legge per limitare il gioco d’azzardo
Lunedì 17 novembre 2014 alle 15 nell’Aula dei Gruppi Parlamentari di Montecitorio, convegno aperto a tutti “IL GIOCO È BELLO QUANDO DURA POCO”.
15:15 Paola Binetti, relatrice della proposta di legge di istituzione di un osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo e disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazine della dipendenza da gioco d’azzardo patologico.
15:30 Marco Tarquinio, La campagna di comunicazione di Avvenire
16:10 Daniele Poto, La campagna “Mettiamoci in gioco”
16:30 Matteo Iori, I malati di gambling: un mistero in cerca di risposta
16:45 Giovanni Emilio Maggi, Gioco legale e tutela dei cittadini
17:00 Rosy Bindi, Gioco legale e criminalità organizzata
17:15 Luigi Magistro, Il controllo delle istituzioni sulla legalità del gioco
17:45 Baroni, Beni, Calabrò, Baretta, De Filippo, Una legge necessaria. L’iter del DDL
18:30 – 19 Dibattito con il pubblico
Per partecipare è obbligatorio accreditarsi con il proprio nome e cognome scrivendo a binetti.stampa@gmail.com
Famiglie digitali senza protezioni
Dall’indagine “Famiglie digitali in Toscana” dell’Istituto degli Innocenti su bambini intorno agli 8 anni risulta che il 49% ha il personal computer nella propria camera. Il 25% di loro naviga su Internet tutti i giorni e il 41% una o più volte a settimana. La casa è il luogo dove il 77% dei bambini ha la possibilità di connettersi a Internet.
Il 58% ripone fiducia nelle informazioni che può trovare in Internet durante la navigazione, mentre il 29% le ritiene poco affidabili e il 13% non crede alla loro veridicità. Il 21% dei bambini è iscritto a un social network, nonostante siano al di sotto del limite di età consentita: alcuni hanno dichiarato di averlo fatto in accordo con i genitori.
Il 17% dei bambini ha dichiarato di aver avuto esperienze negative con qualcuno conosciuto in Internet: per la maggior parte dei casi si tratta di un altro bambino.
Circa la percezione di conoscere i rischi di Internet, il 59% dei bambini dichiara di non aver mai ricevuto informazioni a riguardo, il 22% di averli appresi dai genitori e il 15% all’interno dell’ambiente scolastico. Sono più informati quelli che hanno partecipato al progetto di media education TROOL svolto ormai da diversi anni dall’Istituto.
Solamente il 20% dei genitori ha installato un parental control: tenendo presente che le attività principali in rete dichiarate dai bambini intervistati sono giocare online, scaricare foto e video e guardare film, e che circa il 40% naviga senza la presenza di un adulto, un accesso senza protezioni li sottopone a elevati rischi di esposizione a contenuti pericolosi per la loro età.
È vero che il 61% dei genitori afferma di evitare i rischi svolgendo con i figli qualunque attività on line, ma solo il 18% controlla a posteriori l’attività dei bambini. Ed è solamente il 50% dei bambini ad affermare di avere regole da rispettare sui siti Internet da visitare.
Steve Jobs limitava l’uso dei computer ai figli
Nel 2010 un giornalista del New York Times chiese a Steve Jobs, che all’epoca era a capo della Apple, se ai suoi figli piaceva l’iPad. La risposta fu sorprendente: “Non l’hanno mai usato, perché noi limitiamo ai nostri figli l’uso delle tecnologie a casa”. L’autore della sua biografia aggiungeva: “Ogni sera Steve insisteva nel cenare tutti insieme intorno al loro lungo tavolo, parlando di libri, storia e altre cose. Nessuno tirava fuori un iPad o un computer. I bambini non sembravano dipendenti da quegli aggeggi”.
Anche Chris Anderson, già direttore di Wired e capo della 3d Robotics diceva: “I miei figli (cinque, da 6 a 17) accusano me e mia moglie di essere fascisti e troppo preoccupati della tecnologia perché nessuno dei loro amici ha le stesse regole in casa. Ma questo accade perché noi abbiamo toccato con mano i pericoli della tecnologia e non vogliamo che colpiscano i nostri figli”. Si riferisce a pornografia in rete, cyberbullismo e dipendenza da Internet. Aggiungeva: “Non ammettiamo schermi (TV o computer) in stanza da letto”.
Evan Williams, fondatore di Blogger e Twitter, è d’accordo con sua moglie nel dare ai figli centinaia di libri cartacei invece dell’iPad.
Google non accetterà più pubblicità pornografiche
Nei primi mesi del 2014 Google ha inviato a tutti gli inserzionisti un messaggio annunciando quanto riportato nelle norme pubblicitarie fonte di questa notizia:
Le norme AdWords sui servizi di natura sessuale e per adulti, sulla classificazione dei contenuti e sugli atti sessuali non consensuali o che coinvolgono minorenni verranno aggiornate a fine giugno 2014 con una nuova norma sui contenuti sessualmente espliciti. La nuova norma vieterà i contenuti sessualmente espliciti e specificherà le linee guida relative alla promozione di altri tipi di contenuti per adulti. La modifica interesserà tutti i Paesi. Abbiamo preso questa decisione per continuare a migliorare l’esperienza utente con AdWords. Una volta entrata in vigore la nuova norma, verranno aggiornate di conseguenza le pagine relative alle norme sui servizi di natura sessuale e per adulti, sulla classificazione dei contenuti e sugli atti sessuali non consensuali o che coinvolgono minorenni.
All’inizio di luglio si sono iniziati a vedere gli effetti di questo cambiamento epocale, che in parte risponde alle richieste del primo ministro inglese Cameron.
Quando il gioco non è più un gioco: convegno-dibattito ad Avezzano
La dipendenza dal gioco d’azzardo si è amplificata negli ultimi anni con la diffusione di nuove opportunità: dalle numerose sale da gioco alle slot-machines e video-poker nei bar e tabaccai, fino a tutta l’offerta su Internet che consente a chiunque di dedicarsi facilmente e per molto tempo a queste attività. Nell’ambito delle iniziative del 20° anniversario dell’Anno Internazionale della Famiglia indetto dall’ONU, l’Associazione Centro ELIS, proprietaria del portale ilFiltro.it per la difesa dei minori, invita al convegno-dibattito di sabato 21 giugno 2014 alle 18 presso il Centro Sportivo Pinguino Village (via Massa d’Albe, Avezzano) con l’obiettivo di chiarire la situazione attuale evidenziando i rischi connessi all’attuale sistema di controllo e alle azioni per evitare e curarne le patologie derivanti, cercando di arginarne la diffusione soprattutto fra i minori.
Relatori:
- Michele Crudele, Direttore Associazione Centro ELIS
- Alberto Bisciardi, Presidente Rotary Club Avezzano
- Francesco Alecci, Prefetto dell’Aquila
- Paola Binetti, Neuropsichiatra infantile, Ordinario di Storia della Medicina dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, deputata della Repubblica, autrice del libro “Quando il gioco non è più un gioco e diventa un affare maledettamente serio”
- Adelmo Di Salvatore, Psichiatra e psicoterapeuta, direttore del Servizio Aziendale delle Dipendenze ASL1 Abruzzo, fondatore e facilitatore dei Gruppi AMA multifamigliari per il gioco d’azzardo
- Domenico e Nunzia, Ex-giocatori dell’Associazione di Auto Mutuo Aiuto EcoA.M.A. Abruzzo
Segue dibattito.
I bambini italiani al primo posto nella ricerca di siti di scommesse
Il parental control di Kaspersky Lab raccoglie statistiche sul suo uso e pubblica ogni anno un’analisi degli accessi dei bambini (anonimi) a diverse categorie di siti. Nell’analisi appaiono sia i veri accessi che i tentativi bloccati dal filtro. Le statistiche seguenti si riferiscono al periodo gennaio-maggio 2014 per l’insieme di dieci categorie: pornografia, giochi online, scommesse, armi, software illegale, turpiloquio, sistemi di pagamento, violenza, proxy anonimizzatori, droghe.
In Europa Occidentale la pornografia domina queste categorie con quasi il 50%. Al secondo posto i giochi online con il 17%. Al terzo le scommesse con l’8,5%.
In Italia la pornografia conta per il 44% mentre al secondo posto appaiono le scommesse con quasi il 16% e al terzo le armi con quasi il 14%. Il dato sulle scommesse è il più alto tra le nazioni analizzate nel documento fonte di questa sintesi: è interessante leggerlo completamente (in inglese) per avere un quadro più completo della situazione. Le statistiche sono indicative e probabilmente la comparazione tra diverse nazioni non è sempre statisticamente significativa perché la penetrazione del parental control di Kaspersky è molto diversa nei diversi Paesi.
Un minore su cinque gioca d’azzardo online
Dall’indagine promossa dalla Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) e dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) risulta che almeno 800.000 ragazzi fra 10 e 17 anni gioca d’azzardo: corrisponde al 20% della popolazione di quell’età. Nonostante sia proibito ai minorenni entrare nelle sale gioco, riescono ad accedere perché nessuno chiede loro un documento, oppure pagano un intermediario (un “lavavetri” ad esempio). Con le slot machines è più facile perché nei luoghi di villeggiatura non controlla nessuno.
Anche per il gioco online non c’è controllo. Oltre la metà dei genitori non usa nessun filtro e nessuna limitazione per evitare che i figli si imbattano su siti Internet pericolosi. E il 70% dei genitori non ha mai parlato in famiglia dei rischi del gioco patologico.
I maggiori ISP inglesi offrono il filtro famiglia gratis per tutti
Facendo seguito alle richieste del Primo Ministro Cameron, nei mesi scorsi i principali fornitori di connettività (ISP) Internet inglesi hanno abilitato la scelta obbligatoria per tutti gli utenti di optare per l’attivazione o meno del filtro famiglia. In questo modo si protegge gratuitamente la navigazione dei bambini e si tutelano anche gli adulti dai rischi connessi ai siti che contengono materiale pornografico o inadatto ai minori. Questa innovazione si aggiunge a quanto Google e Microsoft hanno fatto per fermare le ricerche pedopornografiche.
Costruiamo insieme una rete migliore
Il motto del Safer Internet Day odierno è “Costruiamo insieme una rete migliore”. Il portale www.ilFiltro.it è impegnato da dodici anni nell’aiutare genitori e docenti a rendere più sicuro l’accesso a Internet dei bambini. In particolare, attraverso la rassegna e valutazione dei filtri di controllo parentale, mette in atto la strategia dell’Unione Europea al riguardo che dice testualmente:
2.3.2. Disponibilità più diffusa e maggior impiego dei controlli parentali L’80% dei genitori ritiene che una più ampia disponibilità e un’efficienza maggiore degli strumenti di controllo parentale aiutino i figli a frequentare internet in condizioni di maggiore sicurezza e con maggiore efficacia. Tuttavia, soltanto il 28% in media dei genitori europei blocca o filtra i siti web visitati dai figli. Senza voler mettere in discussione la libertà di espressione, i controlli parentali, preimpostando un filtro dei contenuti e controllando l’attività svolta in linea, costituiscono una misura complementare che contribuisce a tutelare i bambini impedendo loro di accedere a contenuti inadatti alla loro età. Occorre assicurare che gli strumenti di controllo parentale siano disponibili più diffusamente in varie lingue e siano usati maggiormente, per consentire ai genitori di operare una scelta informata al riguardo.
Gli operatori del settore dovrebbero:
- garantire, in tutti i dispositivi per la navigazione internet disponibili in Europa, la presenza di controlli parentali facili da configurare, di agevole uso e accessibili a tutti. Questi strumenti dovranno funzionare in ogni tipo di dispositivo e per qualsiasi tipo di contenuto, compresi quelli prodotti dagli utenti, e dovranno rispettare le buone prassi per assicurare la trasparenza e l’assunzione di responsabilità. Gli strumenti dovranno essere promossi in modo da sensibilizzare al massimo alla loro esistenza e incoraggiarne l’impiego.
Per un web sicuro
Moige, Trend Micro, Cisco, in partnership con Google Italy e in collaborazione con la Polizia delle Comunicazioni, hanno avviato la seconda edizione del progetto formativo per ragazzi, genitori e insegnanti sull’uso responsabile della rete. Nella conferenza stampa odierna in Viminale, il direttore della Polizia delle Comunicazioni, Antonio Apruzzese, rivolto agli studenti presenti, ha detto tra l’altro: “Una fesseria fatta su Internet diventa una fesseria mondiale”. Maria Rita Munizzi, presidente del Moige ha spiegato che “non c’è distinzione tra mondo reale e virtuale perché il mondo virtuale è assolutamente reale”. Milly Carlucci, madrina del progetto, Carla Targa, Marketing & communications manager di Trend Micro Italy, Giorgia Abeltino di Google Italy e Marco Fabriani, Civic Council di Cisco Italia hanno sottolineato l’importanza del rapporto di fiducia con le persone vicine (genitori, docenti) superiore a quello degli sconosciuti incontrati in rete. Hanno poi definito Internet come un ambiente e non un semplice strumento, soprattutto ora che si parla di Internet delle cose con la connessione alla rete anche di oggetti di uso comune come gli elettrodomestici.
Michele Crudele, ideatore e gestore del portale www.ilFiltro.it, docente incaricato di formare il gruppo di 25 insegnanti delle scuole coinvolte nell’iniziativa, ha dialogato con i relatori evidenziando il problema culturale: i maestri delle scuole primarie non sanno come funziona Internet e non sanno insegnare ai bambini a capire l’affidabilità delle fonti in rete.
Talk show in diretta su YouTube su “L’economia in Rete – Storie di gratuità, storie di buone pratiche”
Michele Crudele, ideatore e gestore del portale www.ilFiltro.it per la difesa dei minori in rete, è relatore al talk show in diretta YouTube (la registrazione è disponibile) mercoledì 22 gennaio alle 21 sul tema “L’economia in Rete – Storie di gratuità, storie di buone pratiche”, nell’ambito del corso “La rete: come viverla?“.
La Dieta Mediatica dei nostri figli: indagine Moige
Il Moige ha pubblicato i risultati di un’indagine tra alunni delle scuole primarie e secondarie, curata dal prof. Tonino Cantelmi della Lumsa. Il 38% trascorre davanti al monitor da 1 a 3 ore, quasi sempre connesso a Internet. Solo 1 su 10 si connette per studiare e fare ricerche: gli altri usano chat (il 24% ne fa l’attività prevalente), cercano immagini, scaricano film e musica. Il 13% dei ragazzi tra i 14 e i 20 anni ha scambiato il proprio numero di cellulare durante una conversazione in chat. Il 59% degli intervistati è iscritto a Facebook.
Quasi il 60% dei ragazzi non ha problema nel dichiarare di essersi divertito nel ricevere o inviare foto o video di argomento sessuale. E il 60% dei ragazzi tra 14 e 20 anni almeno una volta ha utilizzato foto o video per prendere in giro qualcuno.
Quasi il 40% degli intervistati è libero di navigare senza alcun limite e il 27% afferma di aver visitato, almeno una volta, pagine con contenuti non idonei alla loro età.
Google e Microsoft rispondono alla proposta del primo ministro inglese bloccando le ricerche di pedopornografia
In risposta alla richiesta del primo ministro inglese del luglio scorso, in un incontro tra aziende e istituzioni che si dedicano alla difesa dei minori, Google ha dichiarato di aver elaborato un nuovo sistema per bloccare 100.000 diverse richieste di parole correlate agli abusi sull’infanzia, per evitare la visualizzazioni di immagini pedopornografiche, attivandolo prossimamente in UK e poi in altri Paesi anglofoni, e successivamente per altre 158 lingue.
Anche Microsoft ha dichiarato di aver attivato un processo che porterà a risultati simili, per rendere molto difficile recuperare materiale pedopornografico.
Il primo ministro Cameron ha dichiarato che sono iniziative importanti, auspicando che siano attuate al più presto, anche per evitare che il governo imponga per legge tutele simili. Ha anche invitato ad affrontare lo stesso tema nella rete nascosta (darknet) molto utilizzata dai pedofili.
Liberalizzare non equivale a tutelare
A un mese dalla trasformazione in legge del “Decreto del fare” (9 agosto 2013, n. 98), sono già disponibili in Italia alcune reti WiFi gratuite senza autenticazione, destinate al pubblico, in applicazione dell’articolo 10 del DL 69/13 che recita: “L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite tecnologia WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche…”.
Inserito nel titolo delle misure per la crescita economica, questo articolo chiarisce alcuni punti dubbi conseguenti all’abrogazione del decreto Pisanu che vincolava chiunque fornisse connettività Internet a ottenere credenziali di identificazione e autenticazione dei propri utenti. In questo modo ora è possibile aprire al pubblico reti WiFi senza identificare gli utenti a patto di non farne attività commerciale prevalente. La motivazione di questa decisione è basata sulla tesi che il WiFi “libero” stimola lo sviluppo del Paese. Non si comprende però il motivo per cui una semplice autenticazione (la Polizia Postale chiedeva almeno un numero di cellulare di riferimento) sia un ostacolo reale allo sviluppo. Da anni siamo abituati al fatto che per comprare una SIM per telefono cellulare si debba fornire la propria identità e questo non ha fermato la sua diffusione in Italia che è addirittura superiore a quella di Paesi dove invece si può comprare una SIM anonimamente.
I rischi nel permettere una navigazione totalmente anonima sono sia per gli utenti che per i gestori. Un truffatore, uno stalker e un pedofilo hanno ora molta più facilità di agire anonimamente, potendosi collegare a una delle tante reti pubbliche per strada, cambiando di volta in volta, senza poter essere identificati. Da parte sua, un gestore potrà essere accusato (la giurisprudenza straniera ha già casi al riguardo) di corresponsabilita dei reati commessi dai suoi utenti, senza poterli identificare e quindi rivalersi nei loro confronti.
Proposta del primo ministro inglese a difesa dei minori in rete
Il primo ministro inglese David Cameron ha annunciato (testo originale e traduzione italiana a cura di Michele Crudele) di voler combattere con maggiore decisione la pornografia in rete alla quale accedono anche i bambini. Ha detto che ci sono due grandi sfide nella protezione dei bambini: la criminalità della pedopornografia e il problema culturale della diffusione universale della pornografia. Un bambino che guarda immagini fortemente oscene distorce la propria visione del sesso e delle relazioni interpersonali. Nel caso della pedopornografia si tratta di illegalità, nel secondo di materiale legale che però finisce nelle mani sbagliate. Lasciando tutta la libertà di espressione su Internet, dobbiamo constatare che la rete mondiale è l’unico mercato nel quale la difesa dei minori è poco applicata: non ci sono regole che limitano il loro accesso ai contenuti.
Ha lanciato un messaggio chiaro a Google, Bing, Yahoo! e gli altri attori del web: hanno il dovere morale di agire per tutelare i minori da questi rischi. A ottobre li convocherà per raccogliere le loro proposte operative: se non ci saranno proposte valide, agirà con provvedimenti legislativi. La gente deve avere un accesso sempre filtrato e, solo su richiesta di un maggiorenne, poterlo aprire anche alla pornografia. Ha anche suggerito strade che evitino di cadere nella censura: se qualcuno scrive nel motore di ricerca bambino e sesso deve avere come risposta opzioni del tipo: “Volevi dire educazione sessuale dei bambini?”.
I detrattori della proposta invocano i rischi di censurare contenuti artistici o non dannosi, sostenendo che nei Paesi dove vige un controllo di Internet non sembra che siano diminuiti i casi di pedofilia o gli altri crimini verso i bambini. Ignorano però totalmente il problema culturale, rappresentato da Cameron che dà giustamente molta importanza alla formazione corretta dell’affettività nella fase di crescita.
Il portale ilFiltro.it agli Stati Generali della tutela dei minori online
Pornografia, una dipendenza socialmente costosa
Esiste una patologia riconosciuta in coloro che non possono prescindere dalla ricerca di materiale pornografico. L’articolo di Cogito et volo afferma: “Quando si dice che una sostanza crea dipendenza, significa che si sta verificando un malfunzionamento dell’area del rewarding, che porta ad avere disperatamente bisogno di quella sostanza che non è più in grado di dare quella sensazione di appagamento. L’abuso di porno stimola la produzione di dopamina, collegata all’impulso sessuale, al punto da impedirne lo spegnimento. Ciò è molto pericoloso perchè la dopamina è strettamente legata alla plasticità neuronale ed è quindi in grado di alterare le connessioni sinaptiche portando ad alterazioni di tipo biochimico e anatomico”.
Safer Internet Day 2013
Il 5 febbraio è la decima edizione del Safer Internet Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione sui rischi della navigazione in rete e sui modi per utilizzare le risorse di Internet in modo sano e proficuo. Nel sito cofinanziato dalla Commissione Europea sono elencate le iniziative italiane al riguardo.
Google rende le ricerche pornografiche più difficili
Un portavoce di Google ha spiegato che la modifica al sistema Safe search di ricerca delle immagini è orientata a dare all’utente sempre i risultati più pertinenti. Perciò, a meno che non si cerchino termini molto espliciti, in caso di parole ambigue il risultato non mostrerà immagini pornografiche. Questa innovazione dovrebbe evitare “incidenti di percorso” soprattutto per i bambini che cercano parole innocue leggermente modificate per errore.
La novità è attiva inizialmente solo per il motore di ricerca in inglese google.com.
Il Parlamento europeo chiede una maggiore protezione per i bambini in rete
Il Parlamento Europeo ha approvato ieri per alzata di mano una risoluzione sull’invito agli Stati membri per incrementare gli sforzi attraverso leggi, cooperazione e condivisione di buone pratiche, per combattere contenuti illegali e dannosi per i minori e assicurare che le risorse on line possano essere usate con meno rischi.
Tutti i ragazzi europei tra 9 e 16 anni usano computer per giocare o studiare e metà di quelli tra 11 e 16 anni affermano che si esprimono in rete meglio che nella vita reale. Sono però soggetti a rischi di violenza, frode, pornografia, molestie e forme di adescamento che diminuiscono la loro percezione di ciò che è offensivo e della dignità propria e altrui.
La proposta parlamentare è di introdurre nei programmi educativi scolastici per bambini e ragazzi l’educazione ai mezzi di comunicazione digitale, e di estendere tali insegnamenti ai genitori e ai docenti.
Sono anche raccomandate azioni di coordinamento internazionale contro i crimini verso i minori e politiche comuni per la rimozione di contenuti dannosi in rete, oltre allo sviluppo e all’applicazione di sistemi di parental control.
Gli adolescenti nascondono ai genitori la propria attività su Internet
In concomitanza con la giornata mondiale dell’infanzia, McAfee e Atomik Research pubblicano i risultati di un’indagine su 400 tra genitori e adolescenti di vari Paesi europei. I tre quarti dei ragazzi italiani afferma di avere la fiducia dei propri genitori in relazione alla navigazione Internet e il 44% dei genitori è convinto di sapere tutto dell’attività in rete dei figli. Ma solo un quarto dei ragazzi ha dichiarato di non sapere come eludere questo controllo. Circa il 18% degli adolescenti italiani ha un indirizzo di posta elettronica sconosciuto ai genitori.
Il 43% degli intervistati italiani ammette che i loro genitori non approverebbero alcuni dei siti che visitano o dei video che vedono. Quasi la metà dei ragazzi italiani afferma di aver scaricato musica pirata e il 6% dice di aver comprato alcolici o farmaci su Internet. Significativo il 26,5% di adolescenti italiani (contro il 12% scarso degli europei) che dichiara di aver pubblicato una propria foto poco appropriata in rete.
Solamente il 2,2% dei genitori ha impostato il parental control sul computer di casa.
Ratificata la Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale
Il Senato della Repubblica italiana ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, abitualmente chiamata Convenzione di Lanzarote perché firmata il 25 ottobre 2007 a Lanzarote, nelle isole Canarie. Con la ratifica, dopo molti anni di attesa, si aggiunge finalmente al Codice penale l’art. 414-bis “Istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia” che condanna a reclusione chi con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere, in danno di minorenni, uno o più delitti previsti dagli articoli dello stesso codice riguardanti la pornografia e prostituzione minorile, il turismo sessuale, la corruzione, gli atti sessuali e la violenza. Alla stessa pena soggiace anche chi pubblicamente fa l’apologia di uno o più delitti citati e non possono essere invocate, a propria scusa, ragioni o finalità di carattere artistico, letterario, storico o di costume.
Il testo integrale originale in inglese della Convenzione di Lanzarote
Gli adolescenti cercano il sesso su Internet
Alla presentazione del 2° Congresso nazionale del Sindacato Medici Pediatri di Famiglia (SiMPeF), previsto il 21 e 22 settembre 2012, il sessuologo Maurizio Bini ha dichiarato che il 74% degli adolescenti maschi e il 37% delle femmine di pari età, ricorre al web per fare sesso, vedere sesso, sapere tutto sul sesso o cercare un partner. Il sexting è fotografarsi nudi o in pose provocanti, di nascosto dai genitori, inviando le immagini per MMS o via posta elettronica. Secondo una recente indagine, il 20% degli adolescenti ha inviato queste immagini e il 40% le ha ricevute, il che significa che non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo, non voluto, ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell’identità sessuale del giovane. Un altro fenomeno in crescita è la ricerca di materiale sessualmente esplicito sul web: ciò può provocare nel giovane evidenti ripercussioni sulla sessualità agita, e in particolare sul rapporto di fedeltà al partner. Infatti, proprio per quest’ampia disponibilità, si crea un rapporto con le immagini e l’immaginazione instabile: non si è fedeli al partner “fantasma” e lo si sarà probabilmente meno anche con il partner reale.
La privacy a scuola
Il Garante della privacy ha pubblicato una nuova edizione dell’opuscolo del 2010 dedicato alle scuole: in sole cinque sintetiche pagine riassume in termini accessibili a docenti e studenti cosa è consentito fare negli istituti scolastici. I capitoli sono:
- Temi in classe
- Cellulari e tablet
- Recite e gite scolastiche
- Retta e servizio mensa
- Telecamere
- Inserimento professionale
- Questionari per attività di ricerca
- Iscrizione e registri on line, pagella elettronica
- Voti, scrutini, esami di Stato
- Trattamento dei dati personali
9 giugno: incontro formativo per ragazzi e famiglie a Terni su rischi e opportunità di Internet
Strategia dell’Unione Europea per un Internet più sicuro per i minori
La Commissione europea ha pubblicato ieri un documento di strategia in cui delinea una serie di misure per:
- incoraggiare le imprese europee a sviluppare contenuti online di qualità per i minori
- creare un ambiente sicuro per i minori che navigano in Internet
- sensibilizzare ai potenziali rischi cui sono esposti questi utenti e aiutarli fornendo loro gli strumenti e i sistemi necessari per proteggersi, sviluppare il proprio senso critico e le competenze informatiche
- combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori.
Audizione del direttore del portale ilFiltro.it al Consiglio Nazionale degli Utenti
Il direttore del portale di difesa dei minori www.ilFiltro.it dell’Associazione Centro ELIS, Michele Crudele, è stato convocato oggi in audizione dal CNU – Consiglio Nazionale degli Utenti presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per riferire sulle caratteristiche dei sistemi di protezione della navigazione dei minori in Internet.
Raccomandazione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori in rete
Il Consiglio d’Europa ha invitato gli Stati membri a prendere le opportune misure per garantire la sicurezza e proteggere la dignità dei minori in rete attraverso queste azioni:
- informare chiaramente sui contenuti o i comportamenti illegali
- sviluppare politiche editoriali per definire quali contenuti dei social network sono “inappropriati” senza impedire la libera espressione
- impostare semplici meccanismi di segnalazione di illegalità o contenuti inadatti ai minori
- condividere buone pratiche sul cyberbullismo e cybergrooming
- evitare di bloccare o filtrare contenuti offensivi o pericolosi in modalità che possano impedirne l’accesso in nome della libera espressione; incoraggiare l’uso di sistemi di filtraggio ad attivazione volontaria.
L’ultimo punto sembra in polemica con le proposte di alcuni governi di applicare filtri a livello nazionale, anche se con la possibilità di disattivarli su richiesta. La raccomandazione del Consiglio d’Europa ribalta l’approccio: invece di bloccare tranne quando richiesto, bisogna lasciare tutto accessibile tranne quando richiesto di filtrare. La questione è importante perché il comportamento della gente è molto condizionato da quella che è la proposta standard: ogni azione ulteriore richiede il superamento di una soglia di interesse. Quindi se i contratti di navigazione Internet fossero sempre filtrati, la maggior parte della popolazione li lascerebbe in quello stato. Se invece fossero, come sono, sempre totalmente liberi, difficilmente attivano la protezione filtrata anche se gratuita.
Pubblicati su ilFiltro.it i risultati dei nuovi test dei sistemi di controllo della navigazione per la protezione dei minori
La Polizia Postale: Non oscurare il web ma mettere regole per difendere i minori
01/02/2012
L’aumento di segnalazioni di abuso di minori non è un caso: “Il minore di accosta al web, a questo o a quell’altro sito, per curiosità. Ma è come se si mettesse in vetrina, comincia a scimmiottare i modelli che offre la TV, le pubblicità. C’è un’evoluzione del costume sessuale, del buon gusto. Se il minore sta ore e ore sul web, il rischio di incontri con i pedofili aumenta. Ora è lo stesso minore ad essere attratto dall’adulto, dalla persona grande, gli piace provocare, lo vede come un gioco. Non bisogna trattare la tecnologia come una tata per i figli: la piazza virtuale è meno sicura di quella reale”.
Indagine nazionale sui comportamenti trasgressivi dei minori
05/01/2012
Tra le statistiche riportate, risalta che la fonte più frequente di consultazione di video pornografici (erano possibili più risposte) è Internet a casa (18% tra studenti medi e 30% tra superiori) e la seconda e terza sono Internet fuori casa e i cellulari (poco meno dell’8% ciascuna, sia per medi che per superiori); nessuna risposta hanno dato il 75% dei medi e il 69% dei superiori.
Alla domanda sull’esistenza di sistemi di controllo della navigazione (parental control) sui computer usati, hanno risposto quasi tutti, e di loro hanno detto di sì a casa il 24% degli studenti medi e il 14% dei superiori, mentre a scuola 23% delle medie e 41% delle superiori. Molte le risposte “non so”, spesso oltre il 50%. Purtroppo proprio dove ce ne sarebbe più bisogno, perché non ci sono tecnici di laboratorio di informatica nelle scuole medie, non si adottano le precauzioni per la navigazione.
Alla domanda se nell’ultimo anno ti è capitato di vedere su Internet film, fotografie o altro materiale a contenuto pornografico, ha risposto “mai” il 60% (di cui solo un terzo maschi) degli studenti delle scuole medie e il 43,5% (di cui solo un settimo maschi) delle superiori. Considerata la facilità di reperimento, anche non voluto, di foto porno in rete, sono risposte un po’ “sospette” che possono essere interpretate con una scarsa sensibilità al tema, per cui “porno” vorrebbe dire solamente “estremo”, “hard”.
Il rapporto chiede quindi di aiutare culturalmente i bambini, condannare chi abusa, ridurre il materiale pericoloso in rete, curare il recupero dei bambini violati. Invita quindi anche le imprese a produrre filtri più efficaci.
Nel 2010 l’Internet Watch Foundation ha identificato 16.700 casi di contenuto pedopornografico nel mondo e stima che ci siano milioni di immagini in rete, che stanno diventando sempre più sofisticate e violente, con decine di migliaia di bambini coinvolti, di cui il 73% sotto i dieci anni.
Telefono Azzurro: Indagine Conoscitiva 2011 sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza
06/12/2011
Il 46,1% dei ragazzi legge di meno da quando utilizza Internet, il 21% sta meno all’aria aperta, il 14,3% parla meno con i genitori e il 9,8% vede meno i suoi amici. Tra i 12 e i 15 anni il 42,5% controlla continuamente la posta elettronica o Facebook sperando che qualcuno gli abbia inviato un messaggio. Il 34,3% dei ragazzi usa Internet per non pensare e per sentirsi meglio. Il 19,5% si sente irrequieto, nervoso e triste quando non può accedere alla Rete e il 17,2%, ha cercato di ridurre l’uso di Internet senza riuscirci.
Ma nonostante l’amore per le tecnologie, il 75% dei giovani ama parlare delle cose importanti di persona.
Coalizione di 28 grandi aziende per difendere i minori su Internet
02/12/2011
Proposte dei ministri europei per la protezione dei minori in rete
02/12/2011
Stati generali 2011 della Società Italiana di Pediatria: la proposta di ilFiltro.it
20/11/2011
Per un web sicuro: progetto Moige
26/10/2011
Da una ricerca condotta da SWG per il Moige è emerso che 7 minori su 10 navigano in rete quotidianamente.
Il 58% dei genitori di bambini dai 12 ai 13 anni sostiene che i figli visitano solitamente i siti dei social network e dei motori di ricerca. Da un focus group condotto da A&F Research risulta che solo 3 adulti (30%) e 4 ragazzi su 10 (40%) sanno come impostare le regole di privacy nei Social Network.
8 genitori su 100 utilizzano le funzioni di Parental Control messe a disposizione dai software di sicurezza.
Anonymous ha deciso di attaccare i siti pedofili
24/10/2011
Necessarie ulteriori azioni per proteggere i bambini su Internet: un rapporto della Commissione Europea
15/09/2011
La Commissione intende affrontare tali problematiche più avanti nel corso dell’anno mediante un’iniziativa di ampio respiro volta a educare e proteggere i bambini che usano le nuove tecnologie.
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione responsabile dell’Agenda digitale ha dichiarato: I bambini si recano online più spesso e cominciano più giovani, esplorando un entusiasmante mondo digitale pieno di opportunità. Dobbiamo però imprimere urgentemente un impulso alle nostre azioni e al modo di collaborare per educare e proteggere i bambini in questo mondo virtuale in continua evoluzione. Dobbiamo infondere ai genitori e agli insegnanti la fiducia necessaria per assumersi le loro responsabilità. La strategia che intendo presentare nel corso dell’anno affronterà direttamente questi problemi.
La relazione suggerisce diverse azioni, tra le quali:
- Contenuti illeciti e nocivi: diffondere la conoscenza delle linee dirette e migliorare le infrastrutture di sostegno per agevolare la rimozione di contenuti illeciti.
- Networking sociale e privacy: incrementare la consapevolezza dei rischi e i modi per ridurli.
- Classificazione per età e sistemi di codifica: un uso più ampio dei sistemi di classificazione per età (come PEGI) per i videogiochi online; sviluppo di codici di condotta e altri modi per aumentare la conoscenza della classificazione per età da parte dei rivenditori, in modo da evitare la vendita ai “minori”.
Da un sondaggio EUKidsOnline (IP/11/479), in Europa i bambini fra i 9 e i 10 anni che usano internet dichiarano di avere iniziato a recarsi online a sette anni. Il 33% di quelli che navigano usa un telefono cellulare o palmare. Il 77% dei ragazzi tra i 13 e i 16 anni e il 38% degli intervistati nella fascia di età dai 9 ai 12 anni sostiene di avere registrato un profilo su un sito di socializzazione; un quarto degli utenti di tali siti dichiara di avere un profilo pubblico. Qualsiasi strategia di portata unionale in quest’ambito deve tenere conto della natura globale e in constante evoluzione dell’ambiente digitale, per rispondere in modo flessibile alle nuove sfide.
L’importanza della difesa dei minori su Internet: presentati i risultati dell’indagine ELIS 2011
14/09/2011
Conferenza stampa sulla percezione dei rischi su Internet per i bambini
01/09/2011
Presentazione dei dati dell’indagine nazionale ELIS 2011
Biblioteca Centro ELIS, via Sandro Sandri 71 – 00159 Roma
Mercoledì 14 settembre alle 11 si terrà la conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’indagine ELIS commissionata a Format per comprendere se e quanto i genitori italiani siano consapevoli dei pericoli di Internet e se proteggono opportunamente i propri figli durante la navigazione in rete. Sarà presente la Polizia Postale e delle Comunicazioni, lo psichiatra Federico Tonioni – autore del libro “Quando Internet diventa una droga”, e coordinatore dell’Ambulatorio del Policlinico Gemelli sulle patologie da dipendenza da Internet -, Michele Crudele direttore del portale ELIS www.ilFiltro.it sulla difesa dei minori, e Pierluigi Ascani, presidente dell’Istituto di ricerca Format di Roma. Sono invitati i giornalisti ed in particolare i docenti delle scuole primarie di Roma per affrontare con consapevolezza la tutela dei loro alunni dai rischi di Internet.
Solo Bebo e MySpace hanno una politica corretta di tutela degli utenti
22/06/2011
Risulta che, mentre Bebo ottiene il massimo dei voti nella valutazione dei 7 principi e in 4 su 5 nell’implementazione, e MySpace eccellenza in 9 e sufficienza in 3 principi, Facebook ottiene la sufficienza in tutto, ma l’eccellenza solo su 2 punti sul totale di 12. Drammatica è la valutazione di Giovani.it che risulta insufficiente in 9 principi e sufficiente solo in 3. Non vanno molto meglio gli altri social network esaminati, poco conosciuti in Italia.
Nuovo leader della classifica dei test dei programmi di parental control
30/04/2011
Ogni mese più di 12.000 pedofili su Internet
07/04/2011
Telefono Arcobaleno riporta che dall’inizio del 2011 ci sono 18.185 nuovi siti pedofili e sono più di 12.000 al mese i consumatori di pedopornografia. La quasi totalità della pedofilia on line si concentra in Europa (51%) e Nord America (47%), con un coinvolgimento sempre maggiore dei paesi di origine anglosassone (USA, Canada, Cipro, Regno Unito). Sempre in Europa e Nord America si registra la maggiore concentrazione di pedofili che ricercano quantità sempre crescenti di foto e video per soddisfare la loro perversione.
L’Italia ospita una quantità minima di siti pedofili, ma registra il 4° posto mondiale nelle richieste di materiale pedopornografico sul web: nel primo trimestre 2011 sono il 6% i consumatori italiani di pedofilia.
L’oscuramento dei siti pedofili segnalati dalle organizzazioni come Telefono Arcobaleno è prontamente effettuato dai fornitori di connettività italiani, anche in applicazione delle leggi vigenti.
Stop violence on social media
16/03/2011
Il progetto ha l’obiettivo di sensibilizzare ragazzi, insegnanti e genitori di scuole italiane e spagnole all’uso sicuro dei social media attraverso un approccio educativo congiunto.
Google e la sicurezza delle famiglie in rete
12/03/2011
Nella pagina principale appare una intervista filmata a Stefano Maruzzi, Country Manager di Google, che in passato è stato responsabile Microsoft di MSN.it e ha partecipato alle audizioni del Comitato Internet e Minori. Maruzzi affronta correttamente su una base di fiducia il problema della relazione con i figli riguardo alla navigazione in rete, ma afferma che non ha installato filtri di protezione per le figlie adolescenti: sorprende la sua decisione tenendo presenti i rischi derivanti anche da azioni non volontarie nell’uso del web. Si incappa in siti pericolosi anche senza andarli a cercare e un filtro crea un argine utile per evitare danni.
Una valutazione comparativa molto dettagliata dei sistemi di controllo della navigazione dei minori
06/03/2011
I genitori sono poco attenti al controllo della navigazione dei loro figli
15/02/2011
La sensazione di pericolo dei genitori riguardo l’uso del web da parte dei minori è abbastanza relativa, e scaturisce solo da eventi di cronaca o da informazioni provenienti da fonti autorevoli: sembra emergere una sorta di “abitudine anestetica”, presumibilmente incentivata da una scarsa conoscenza effettiva dei pericoli “non so neanche bene cosa devo controllare, mi fido di mio figlio”. La fiducia nei comportamenti dei figli in rete è infatti piuttosto elevata (6,79 in una scala da 1 a 10). Anche i bambini e i ragazzi, del resto, manifestano una radicata convinzione (8,3 in una scala da 1 a 10) che “i genitori si fidano dei miei comportamenti online”.
Prevale dunque un “controllo ambientale generico”, basato su una selezione di tempi e possibilità di utilizzo della Rete e su un generico ricorso al dialogo, nella quasi totale assenza di software specifici e funzioni di parental control. Le misure di controllo e prevenzione adottate dai genitori, di fatto, non sembrano tra le più severe ed efficaci: 6 genitori su 10 si limitano a parlare genericamente dell’argomento con i propri figli, 4 su 10 navigano insieme a loro e solo 3 su 10 condividono la scelta dei siti da visitare. Il 40% controlla periodicamente siti visitati e le attività online, mentre solo l’8% dei genitori utilizza le funzioni di parental control.
Non vi è una chiara consapevolezza da parte degli adulti di come fare per evitare i pericoli evidenti in rete: prevale un generico “ci sono tutti e lo utilizzano tutti”, nella convinzione che “il divieto non funziona, bisogna insegnare ai ragazzi come comportarsi”.
Agenda digitale: la Commissione intensificherà gli sforzi per tutelare i minori on-line
09/02/2011
I bambini sono su Internet prima di nascere!
30/01/2011
In media sono necessari solamente sei mesi prima che un neonato abbia la sua personalità in rete.
Il 7% di loro ha un indirizzo di posta elettronica dalla nascita e il 5% un profilo tipo Facebook. Il 23% (14% in Italia) dei figli appare in rete anche prima di nascere, con le proprie ecografie.
Ignari distributori di pedopornografia
08/01/2011
La tecnica di “masquerading” cioè di sostituirsi a un sito legittimo può essere attuata in diversi modi, tramite agenti sul computer dal quale si naviga oppure, come sembra in questo caso, tramite compromissione del server visitato.