Un atlante dell’infanzia e adolescenza digitale

Save the children ha pubblicato il XIV Atlante dell’Infanzia (a rischio) in Italia 2023 Tempi digitali con dati molto interessanti. Partendo dalla constatazione che ci sono 78 milioni di SIM intestate a persone fisiche (quindi ben più di una a testa) e che il 97,5% della popolazione tra 16 e 64 anni possiede uno smartphone, il tempo dedicato alla connessione in rete è, in media, di circa 6 ore al giorno. Tra i minori da 6 a 17 anni, il 66% usa il telefono e il 73% usa internet tutti i giorni, con una maggiore frequenza al sud. Sorprende che, nell’uso del cellulare, i bambini del meridione tra 6 e 10 anni sono il 43% mentre al nord sono il 22%.

Interessante la constatazione che adulti che non resistono alla tentazione di guardare il cellulare quando arriva una notifica, chiedono ai figli di non frequentare i social media. Regalano lo smartphone per controllarli, salvo lamentarsi del suo uso eccessivo. Mettono i figli davanti a un tablet per zittirli, al ristorante o in una sala d’attesa, salvo poi stupirsi che vogliano passare più tempo davanti a uno schermo. Sono preoccupati dei brutti incontri che possono fare online, ma il fenomeno dello “sharenting”, ovvero il condividere sui social contenuti che riguardano i propri figli, dilaga. Nei Paesi occidentali coinvolge l’81% dei bambini.

Il rapporto sottolinea anche che Pochi sanno che si perde la proprietà delle foto una volta caricate sui social e che è difficile ottenere la rimozione dei contenuti postati. Sebbene le legislazioni in materia di protezione dei dati personali sanciscano l’esistenza del diritto alla loro cancellazione, l’impresa si rivela di solito molto complicata. Molto spesso i dati non vengono cancellati ma solo resi invisibili ed è praticamente impossibile rintracciare le singole copie o i download avvenuti su terminali di altri utenti. Quando il bambino cresce, dunque, le informazioni sulla sua infanzia continueranno a circolare in rete suscitando spesso in lui vergogna o imbarazzo per i contenuti postati. “Se io metto la foto di mio figlio a 4 anni che si mette le dita nel naso o che corre nudo – commenta Michele Marangi ­ quella foto non scomparirà e potrebbe accadere che da più grande lo prendano in giro. Qui emerge il tema dei diritti dei bambini: i genitori non chiedono il permesso ai propri figli di pubblicare le loro foto. In Francia stanno prendendo in considerazione l’idea di approvare una legge che regolamenti lo sharenting e anche negli Stati Uniti si dibatte da oltre dieci anni su questo tema. I bambini hanno il diritto alla privacy e i genitori ne devono essere consapevoli. Un figlio non è un’estensione del genitore, è un individuo. È un tema a cui stanno lavorando psicologi e giuristi. Ciò non significa che i genitori non possono più pubblicare una foto del figlio, ma che lo devono fare con consapevolezza”.

Fonte: Save the children